Contenuto del corso
LA FORMULAZIONE DELLA CALMA
Entriamo nel vivo del Training Autogeno con il primo esercizio
0/2
L’ESERCIZIO DELLA PESANTEZZA
Il primo vero esercizio del Training Autogeno, prevede il rilasciamento muscolare.
0/3
L’ESERCIZIO DEL CALORE
Impariamo a sperimentare la vasodilatazione
0/2
L’ESERCIZIO DEL CUORE
Regolazione del battito cardiaco
0/2
L’ESERCIZIO DEL RESPIRO
Impariamo a contemplare passivamente il ritmo del respiro
0/3
L’ESERCIZIO DEL PLESSO SOLARE
Utile per normalizzare le funzioni degli organi contenuti nell'addome
0/1
L’ESERCIZIO DELLA FRONTE FRESCA
L'ultimo degli esercizi somatici, è un "ponte" verso i vissuti del Training Autogeno Superiore.
0/1
Privato: Training Autogeno di base

Le formule verbali

Per imparare il Training Autogeno servono le parole.

Gli esercizi del Training Autogeno consistono nel ripetere mentalmente delle formule verbali.

Detto così può sembrare molto semplice, quasi banale. In realtà, con questa pratica si sperimentano cambiamenti davvero significativi sia a livello mentale che fisico.

Dunque, una volta chiusi gli occhi e sgombrata la mente, si ripete mentalmente la formula dell’esercizio.

È consigliabile che ogni parola della formula venga ripetuta mentalmente durante l’espirazione, rimanendo poi in “silenzio mentale” durante l’inspirazione.

A ogni parola corrisponde un atto respiratorio.

Ad esempio, alla formula della calma vanno dedicati quattro atti respiratori: calmo/a – sereno/a – piacevolmente – rilassato/a.

Il respiro non dovrebbe essere modificato intenzionalmente. Le parole della formula si adattano al ritmo spontaneo del respiro.

La ripetizione delle formule è importante e si ispira ai principi generali della psicologia dell’apprendimento.

La ripetizione, infatti, assieme alla motivazione e alla significatività di quanto si vuole apprendere, è una delle condizioni necessarie per apprendere correttamente qualsiasi contenuto.

Ripetere mentalmente una frase significativa e “musicalmente” gradevole conduce, dopo alcune ripetizioni, a sperimentare la sensazione indicata dalla frase (ad esempio, mano pesante) secondo il principio già accennato dell’ideoplasia.

In caso di difficoltà a coordinare le parole con il respiro

È stato lo stesso Schultz, l’ideatore del Training Autogeno, a sottolineare l’importanza dell’abbinamento della formula con il ritmo del respiro.

Nel suo libro: Il Training Autogeno, vol. I (edito in Italia da Feltrinelli), scrive:

“Il nostro metodo, per molti suoi aspetti, costituisce una ‘ginnastica interiore’ e pertanto il fattore “ritmo” è intrinsecamente connesso nella sua essenza. Vediamo infatti come sia indispensabile, nell’applicazione degli esercizi, sincronizzare armonicamente le formulazioni con il ritmo fluido e distensivo dell’onda respiratoria; ciò è particolarmente valido per i soggetti di tipo motorio, secondo la classificazione di Bärwald.”

Il mio Maestro Tullio Bazzi, il primo a far conoscere in Italia il TA, nel suo libro Training Autogeno Teoria e pratica, scritto in collaborazione con Renato Giorda, scrive:

Lo stesso Schultz si sofferma a compiere un parallelo con gli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola (“bisogna regolare la preghiera interiore con i singoli atti respiratori […] ad ogni espirazione una parola; nell’intervallo tra una espirazione e l’altra, cioè tra una parola e l’altra, l’attenzione va diretta al significato della parola”.

Schultz, tuttavia, sottolinea il carattere del tutto personale dell’approccio al TA, e suggerisce di non insistere sull’abbinamento parola-respiro quando per l’allievo presenta difficoltà. Così si regolava anche Bazzi, e così faccio io con i miei allievi.

La rappresentazione mentale della formula: tipi uditivi, visivi e cinestesici

La formula, di norma, viene ripetuta mentalmente, ma alcune persone preferiscono rappresentarsela visivamente, altre la sentono a livello emotivo..

Infatti, vi sono persone prevalentemente uditive, altre prevalentemente visive, altre ancora cinestesiche.

È utile stabilire a che tipo si appartiene per poter scegliere il modo più efficace di rappresentarsi mentalmente la formula di ciascun esercizio.

Ciascuno di noi, infatti, predilige un approccio alla realtà rispetto all’altro, e utilizza in prevalenza tale approccio anche nell’apprendimento.

Il tipo uditivo privilegia l’udito, gli rimangono impressi facilmente i suoni e i toni di voce delle persone e impara più facilmente ascoltando che leggendo.

Il tipo visivo tende ad accostarsi alla realtà percependone innanzi tutto le immagini e il suo apprendimento procede attraverso la cosiddetta “memoria visiva”, tipica ad esempio di chi ricorda visivamente la pagina del libro.

Il tipo cinestesico la percepisce.

Anche nel linguaggio comune, il tipo uditivo tende ad utilizzare spesso metafore uditive: “questo termine mi suona bene”, mentre il tipo visivo utilizza termini e metafore visivi: “ti è chiaro il concetto?”. Il tipo cinestesico, a sua volta, tende a utilizzare termini basati sulle sensazioni, come “ti spiego quello che provo”.

La ripetizione mentale delle parole nella mistica

La ripetizione mentale di una formula ha precedenti non solo nelle discipline orientali, ma anche nella mistica cristiana.

Mistici come San Giovanni della Croce e Santa Teresa d’Avila raccomandano nei loro scritti di pensare alla parola della preghiera in espirazione e meditare sul suo contenuto durante l’inspirazione.

Con questo metodo raggiungevano lo stato di estasi, che dal punto di vista neurofisiologico, può a tutti gli effetti essere considerato uno stato alterato di coscienza.

Alcuni studiosi di TA hanno notato che nel gruppo marmoreo di Bernini, L’estasi di Santa Teresa, l’espressione del volto della Santa e l’abbandono del corpo fanno pensare al rilasciamento muscolare tipico dello stato autogeno.