Narra la leggenda che il medico giapponese Akiyama si recò in Cina per apprendere le antiche arti marziali, ma non rimase completamente soddisfatto di nessuna delle tecniche apprese.
Si ritirò dunque in meditazione per 100 giorni per affinare il suo sapere.
Un giorno, osservando una copiosa nevicata, notò che i rami delle possenti querce si spezzavano sotto il peso della neve, mentre il salice piangente rimaneva integro, poiché i suoi rami si flettevano, lasciando scivolar via la neve: non è utile essere forti, dunque, ma cedevoli.
Questa osservazione dette vita allo Ju Jitzu (Ju: flessibile, cedevole; jutzu: arte), l’arte della cedevolezza, da cui in seguito ebbe origine il Judo.
Mi piace pensare a questo atteggiamento di cedevolezza durante l’allenamento autogeno: contemplazione passiva del proprio corpo che si rilassa, nessun tentativo di resistenza attiva nei confronti dei pensieri che distolgono o degli stimoli esterni deconcentranti.
Tale atteggiamento può essere assai efficace nei confronti dell’ansia, l’avversaria che, con spirito di cedevolezza, possiamo sconfiggere.
Troppo spesso, infatti, ingaggiamo contro di essa un inutile, doloroso, “muro contro muro”. Se imparassimo a “lasciarla andare”, probabilmente ce ne libereremmo.
Attraverso la pratica quotidiana del Training Autogeno è possibile acquisire un atteggiamento di “cedevolezza” nei confronti delle nostre paure, molto simile al comportamento del salice, che non si lascia sopraffare dal peso della neve.
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