Che cosa è la trance?

 

La trance è un fenomeno naturale, che tutti sperimentiamo inconsapevolmente più volte al giorno.

Quando ci “perdiamo” durante una conversazione o con una tazza di caffè tra le mani, quando l’ascolto di una canzone ci riporta all’improvviso a un evento lontano nel tempo, quando ci troviamo nei pressi di casa e abbiamo la sensazione che l’automobile sia arrivata fin lì da sola, quando, coinvolti da un film avvincente, solo alla fine dello spettacolo, un dolore alla schiena ci fa rendere conto che la poltrona era scomoda: in queste occasioni abbiamo sperimentato un lieve, inconsapevole, stato di trance.

Si tratta di situazioni in cui la nostra mente si è fissata su un particolare aspetto, lasciando sullo sfondo gli altri: un po’ come quando guardiamo intensamente una persona e non “vediamo” gli oggetti che le sono attorno.

Un grande ipnotista americano, Milton Erickson, ha chiamato questi fenomeni “la comune trance quotidiana” Secondo le sue suggestive e assai plausibili spiegazioni, ciascuno di noi andrebbe spontaneamente in trance durante il giorno diverse volte per alcuni minuti, con il medesimo ritmo con cui durante la notte si alterna il sonno REM con quello NON-REM. Si tratterebbe di momenti in cui l’organismo si “riposa”, recupera le energie secondo un immutato codice ontologico che ancora ci accomuna ai nostri progenitori. Questo momento può essere sfruttato dall’ipnotista abile che lo riconosce e approfondisce la trance per utilizzarla in senso terapeutico.

 

Anche questa è trance:

 

Esistono anche forme di trance eccezionali, come le danze tribali primitive o i balli sfrenati nelle discoteche, capaci di indurre stati ipnoidi collettivi. Secondo alcuni studiosi, persino l’innamoramento sarebbe assimilabile in qualche modo alla trance, trattandosi di una condizione (Freud la paragonava addirittura alla psicosi) per cui all’improvviso una persona diventa il centro di tutti i pensieri, di tutte le emozioni, sicché il resto della vita, anche ciò che era parso importantissimo, scolorisce.

Che cos’è, dunque, l’ipnosi?

 

Franco Granone, il più autorevole esperto italiano (1911-2000) la definisce “la possibilità di indurre in un soggetto un particolare stato psicofisico che permette di influire sulle condizioni psichiche, somatiche e viscerali del soggetto stesso, per mezzo del rapporto creatosi tra questi e l’ipnotizzatore.” La possibilità, quindi, di indurre volontariamente la trance a un’altra persona.

Che cosa non è, allora:

 

Non è un fenomeno paranormale, né un modo per fare del male a un’altra persona, né per indurla a commettere azioni che non commetterebbe abitualmente. Con la guida di un terapeuta competente e rispettoso, è un metodo terapeutico in grado di alleviare sintomi penosi e di aprire una porta in direzione del mondo interno del paziente.

 

Come si induce la trance.

 

La trance, può realizzarsi spontaneamente, come abbiamo visto, ma può anche essere indotta e le modalità per farlo sono infinite. Tutte hanno in comune il fatto che l’ipnotista crea con l’ipnotizzando una relazione particolarmente intensa e lo porta a concentrare la propria attenzione su una parte della realtà trascurandone il resto. Vi sono metodi diretti e indiretti per l’induzione. Tra i metodi diretti, i più utilizzati consistono nel parlare a lungo al paziente, con voce bassa e monotona, suggerendogli sensazioni fisiche di pesantezza e di rilassamento.

Può essere utile il conteggio all’indietro (ad esempio da venti a uno), suggerendogli che a ogni numero sentirà il suo rilassamento diventare sempre più profondo. Esistono anche metodi indiretti, che possono essere utilizzati quando è necessario aggirare le resistenze del paziente. Si tratta di metodi atti a “distrarre” l’emisfero cerebrale deputato alla logica, il sinistro, per favorire la predominanza dell’emisfero destro, che presiede, tra l’altro, alle emozioni.

Qualunque sia la tecnica induttiva, resta comunque irrinunciabile la regola etica secondo la quale non si dovrebbe procedere all’ipnosi senza il consenso informato da parte del paziente.

 

Come si approfondisce la trance.

 

Lo stato di trance, una volta indotto, può essere approfondito. Esistono vari metodi atti allo scopo e livelli diversi di profondità. Alcuni autori riconoscono una decina di livelli di approfondimento, altri ne descrivono fino a trenta. Abitualmente vengono presi in considerazione i seguenti livelli o stadi di profondità: – Pesantezza e rilassamento profondo – Levitazione di un braccio – Catalessi, cioè rigidità del braccio stesso – Inibizione dei movimenti volontari – Contrattura – Movimenti automatici ritmici, di solito rotatori di un braccio o di entrambe le braccia – Iperalgesia o analgesia – Sogni – Illusioni sensoriali.

Alcune persone possono sperimentare soltanto i primi livelli, altre, nel corso di successive induzioni, realizzano anche gli stadi più profondi. Nella possibilità di “scendere” a livelli profondi vanno tenute in conto molte variabili.

Tra queste:

  • Le differenze individuali: alcuni sono più ipnotizzabili di altri;
  • Il  terapeuta: dove non riesce uno può riuscire un altro;
  • Il rapporto tra paziente e terapeuta, fatto di fiducia, complicità, collaborazione;
  • Le ripetizioni dei tentativi di induzione: una trance diventa di norma sempre più profonda a ogni successiva induzione;
  • La motivazione del paziente al trattamento;
  • L’ambiente, e tante altre ancora.

 

 

Siamo tutti ipnotizzabili?

 

 

Una leggera trance può essere indotta nella maggior parte della popolazione. Gli individui assolutamente refrattari (se si escludono le patologie psichiatriche in cui è impossibile stabilire una relazione tra il terapeuta e il paziente) sono assai rari. La differenza consiste nel grado di approfondimento. Molte persone non vanno al di là dei primi stadi, altre arrivano a esperire distorsioni percettive (allucinazioni) e anche anestesia.

E’ noto che in molti casi è possibile effettuare interventi chirurgici in ipnosi.

In psicoterapia è sufficiente un livello leggero di trance, mentre un approfondimento eccessivo, magari con conseguente amnesia, renderebbe impossibile la relazione con il terapeuta.

Chi può ipnotizzare

Nell’immaginario comune si pensa all’ipnotista come a una persona dalla personalità “magnetica”, forte e magari dallo sguardo penetrante.

In realtà chiunque può ipnotizzare qualcun altro nel senso comune che abbiamo visto.

Per utilizzare l’ipnosi in chiave terapeutica è necessario essere medici o psicologi, ed essere inoltre in possesso dell’abilitazione alla psicoterapia.

E’ fondamentale aver appreso l’ipnosi da un Maestro esperto ed averla innanzi tutto sperimentata su di sé.

Questo è un campo dove i libri sono indispensabili, ma non sufficienti. Non è necessaria una personalità particolare, men che mai autoritaria, per esercitare l’ipnosi.

E’ importante piuttosto credere nella validità della tecnica e conoscerla bene.

Altrettanto importante è stabilire una buona relazione con il paziente: per poterlo fare, a mio avviso, è indispensabile aver prima ottenuto la sua fiducia e aver avuto in qualche modo il “diritto”, accordato dal paziente stesso, di lavorare con lui. Il terapeuta esperto può utilizzare questa tecnica, di per sé neutra, per aiutare le persone nel loro percorso psicoterapeutico.

In linea di massima l’ipnosi dovrebbe essere considerata un ausilio, uno strumento in più.

Si dovrebbe tener presente che un buon risultato terapeutico che si ottiene con l’aiuto dell’ipnosi, dovrebbe potere essere ottenuto anche senza.

 

L’ipnosi nella storia.

 

L’ipnotismo è fenomeno sempre presente nella vita dell’uomo, in tutti i tempi e in tutte le culture, denominato in modi diversi e inserito in contesti differenti.

Ha conosciuto periodi in cui è stato intensamente praticato, con intenti magici o religiosi, ma anche periodi in cui è stato deriso o addirittura aspramente condannato.

Negli ultimi decenni si è assistito ad un rinnovato interesse nei confronti dell’ipnosi da parte della comunità scientifica.

Nella storia dell’ipnosi, si usa parlare di tre periodi, quello mistico, quello di mezzo, detto anche mesmerismo, e quello attuale, scientifico.

 

Il periodo mistico.

 

Testi cinesi di 18 secoli prima di Cristo parlano di un metodo per mettersi in contatto con i morti, ma anche per curare i vivi.

L’imposizione delle mani per curare è nota in tante civiltà, e se ne fa menzione anche nel Vecchio Testamento.

Gli indovini persiani e i fachiri indiani utilizzavano tecniche che oggi chiameremmo di autoipnosi per curare le malattie.

Si trovano testimonianze dell’uso dell’ipnotismo da parte degli Assiri, dei Babilonesi e dei Caldei nelle iscrizioni sulle mura dell’antica Babilonia.

Conoscevano tecniche ipnotiche gli antichi Esquimesi e anche gli Indiani d’America.

Metodiche assimilabili all’ipnosi sono descritte in documenti relativi ai sacerdoti del Celti, i Druidi, che le utilizzavano sia per fare predizioni che per curare.

L’uso dell’ipnosi presso gli Egiziani è documentata e si sa che era appannaggio dei sacerdoti. Anche gli antichi Greci la conobbero, probabilmente proprio grazie agli Egizi.

Nell’antica Roma Esculapio induceva il sonno negli ammalati e tramite l’imposizione delle mani interveniva sulla parte malata per risanarla.

Paracelso, nel XVI secolo, subì una condanna per aver affermato che suggestione e fede potevano causare, ma anche guarire, le malattie: incompreso e illustre precursore di discipline oggi all’avanguardia, come la psico-neuro-immunologia e la psico-neuro-endocrinologia.

Il periodo in cui l’ipnosi si confonde con la magia, la medicina e la religione, si protrasse per molti secoli e ancora nel 1774 il medico-religioso Gassner induceva l’ipnosi con un rituale mistico in cui invocava contemporaneamente Dio e i dèmoni.

 

Il periodo mesmeriano.

 

A un medico viennese del settecento, Franz Anton Mesmer (1734-1815) si deve il passaggio dal periodo mistico ad un tentativo di sistematizzazione scientifica del fenomeno ipnosi. Egli, basandosi su un’interpretazione fisico naturalistica, riteneva che i fenomeni ipnotici fossero attribuibili al fluido magnetico animale.

Secondo la teoria mesmeriana, un fluido vitale presente in tutto l’universo, determinerebbe le proprietà di tutti i corpi con il variare delle sue concentrazioni. Secondo Mesmer, un organismo umano può influenzarne magneticamente un altro e curarlo riequilibrandone l’armonia. Ciò può avvenire indirizzandogli il flusso magnetico proveniente da una calamita (magnetismo minerale) o dall’imposizione e lo sfregamento delle mani (magnetismo animale). L’effetto è tanto più efficace tanto più potente è il “magnetizzatore” .

Mesmer ebbe numerosi sostenitori e altrettanti detrattori, i primi affascinati dalle suggestioni delle sue teorie, in un periodo, la fine del secolo, che coincide con l’inizio della sensibilità romantica.

La medicina ufficiale viennese gli fu ostile e per questa ragione egli lasciò Vienna per Parigi, nel 1778. Anche a Parigi non tardò ad affascinare un grande pubblico, tanto che le sue sedute divennero collettive, per poter accontentare le tante persone che ricorrevano a lui. Si trattava di incontri che oggi ci farebbero pensare alle terapie di gruppo, che il Maestro presenziava in abiti di seta lilla.

Non mancava la musica: Mesmer era amico di Mozart, e oggi sappiamo, grazie agli studi nel settore della musicoterapia, quanto questo elemento sia importante nella pratica psicologica.

Un personaggio complesso e affascinante, insomma, per certi versi precursore di tante acquisizioni della moderna psicologia.

Anche a Parigi la medicina ufficiale prese posizioni molto severe nei confronti Mesmer. L’Accademia delle Scienze nel 1784 emise un verdetto secondo il quale il magnetismo animale era inutile e inefficace, ma soprattutto contrario alla morale pubblica.

Accusato dunque di ciarlataneria, Mesmer nel 1792 lasciò anche Parigi, dove la sua fama ben presto si offuscò, per tornare in patria. Qui morì nel 1815 dimenticato da tutti.

Non ebbe in sorte la soddisfazione di sapere che l’Accademia delle Scienze, richiesta di un nuovo parere sulle sue teorie, dieci anni dopo la sua morte, emise un giudizio favorevole.

Le teorie di Mesmer oggi fanno sorridere, ma non bisogna dimenticare che si deve a lui il primo passo verso un’interpretazione scientifica dell’ipnosi, in un periodo in cui superstizione e magia ancora la facevano da padrone in campo medico, basti pensare che, se da un lato il ‘700 è il secolo degli Enciclopedisti, dall’altro si bruciavano ancora le streghe, l’ultima nel 1782.

 

Il periodo scientifico.

 

Le teorie di Mesmer furono riprese ed elaborate dopo la sua morte, in una successione di tentativi di darne una interpretazione che oggi chiameremmo scientifica. Il fenomeno del magnetismo mutò nome, si incominciò a parlare di sonnambulismo (Chastenet de Puységur) e a pensare che qualche parte nell’insorgenza del fenomeno dovesse essere attribuita anche all’immaginazione del paziente: il primo a formulare questa ipotesi fu l’abate Faria.

L’ottocento è il secolo in cui l’ipnosi entrò a pieno titolo nel mondo medico. La si studiava in campo odontoiatrico per la possibilità di indurre anestesia nel paziente: il dentista francese Jean Etienne Oudt presentò dei lavori all’Accademia di Medicina di Parigi nel 1837, in cui riferiva appunto di aver proceduto all’estrazione di denti in anestesia ottenuta per mezzo del magnetismo. In Inghilterra Ellioston e in India Esdaile sperimentano la tecnica in chirurgia.

Al medico inglese Braid si deve il termine ipnotismo che egli conia ispirandosi al greco ypnos (sonno) e soprattutto il primo importante ribaltamento delle concezioni del mesmerismo. Non con i fluidi magnetici si deve spiegare il fenomeno dell’ipnotismo, ma studiando la concentrazione della mente del paziente su un’unica idea o su un unico oggetto. Siamo alle premesse dello studio della suggestione, l’interpretazione moderna dell’ipnosi.

Un’ulteriore importante svolta si deve a un poco conosciuto medico di Nancy, A.A. Lièbault. Egli spiega i meccanismi dell’ipnosi attraverso il concetto di suggestione e per primo riconosce la presenza di fattori psicologici nel determinarsi dello stato ipnotico. Lièbault, che soleva dire ai suoi pazienti di non possedere alcun potere misterioso, sottolineava l’importanza sulla fissazione su un’unica idea o oggetto, sull’importanza dell’isolamento dell’ambiente, pur non rinnegando del tutto ancora i concetti mesmeriani del magnetismo animale. I seguaci di Lièbeault dettero vita alla cosiddetta scuola di Nancy, culla degli studi moderni sull’ipnosi.

Ancora un passo avanti nella concezione dell’ipnotismo viene dal francese Jean Martin Charcot (1825-1893) della Scuola parigina di Salpetrière. Egli rimane ancorato alle concezioni del mesmerismo, e ritiene addirittura che l’ipnotismo sia un fenomeno patologico associabile all’isteria. La sua impostazione è ancora lontana dal vero, tuttavia anche i suoi studi costituiscono un ulteriore passo avanti nell’introduzione dell’ipnosi nel mondo della medicina ufficiale e la definitiva distanza dalle interpretazioni mistiche e magiche.

La Scuola di Nancy e quella della Salpetrière dettero vita ad aspre polemiche sull’interpretazione dell’ipnosi e si contrapposero a lungo l’una all’altra.

L’avvento della psicoanalisi segnò una battuta d’arresto nello sviluppo degli studi sull’ipnosi. Sigmund Freud (1856-1939), che la conosceva e l’applicava, la rifiutò a favore delle libere associazioni. La psicoanalisi sembrò il nuovo metodo vincente per curare le nevrosi, d’altra parte l’avvento dell’etere in anestesia fece cadere anche l’interesse degli studi in questo senso.

Con la fine degli anni Cinquanta si assistette ad un nuovo interesse per l’ipnosi.

In Italia si riprese a studiarla in odontoiatria, come mezzo per realizzare l’anestesia: nel 1957 venne tenuto un corso di Ipnosi presso la Clinica Odontoiatrica Universitaria di Pavia e nel 1960 si costituisce l’AMISI Associazione Medica Italiana per lo Studio dell’Ipnosi, fondata da Franco Granone, il più importante studioso moderno dell’ipnosi, scomparso nel 2000.

Nel medesimo periodo a Phoenix, in Arizona, studia e lavora con l’ipnosi Milton Erickson (1901-1980) geniale e originalissimo interprete dell’ipnosi moderna, i cui metodi sono oggi studiati ed apprezzati in tutto il mondo.

Letture consigliate

 

Chertock L., L’ipnosi. Teoria – Pratica – Tecnica, Roma, Edizioni Mediterranee, 1995.
Copelan R., Ipnosi e autoipnosi, Milano, Armenia, 1994.
Erickson M.H., A scuola di ipnosi, Torino, Boringhieri, 1983.
Gamberoni G., Ipnosi, dilatare la mente per conoscere e tarsformare la realtà, Firenze, Giunti (su licenza Demetra), 2002.
Gibson H.B., Ipnosi medica, Como, Edizioni RED,1977.
Granone F., Trattato di ipnosi, Torino, Utet, 1989.
Nardone G. – C. Loriedo – J. Zeig – P. Watzlawick, Ipnosi e terapie ipnotiche. Misteri svelati e miti sfatati, Milano, Ponte alle Grazie, 2006.
Pacciolla A., Ipnosi. Benessere psicofisico e risorse mentali, Torino, San Paolo, 1994.
Piscicelli U, Trance e psicoterapie brevi, Roma, Società Editrice Universo, 1995.